Il revolver Colt Python

Di Roberto Allara

 

Osservando un revolver Colt impugnato, si nota che la rotazione del tamburo avviene in senso orario. Questo sembra ininfluente, tanto che si è detto più volte che la rotazione del tamburo in senso antiorario fu adottata dalla Smith & Wesson per aggirare le protezioni brevettuali. Non è proprio così. E’ vero che la scelta della rotazione antioraria non fu indolore: le prime hand ejector, usate in velocità, tendevano ad aprirsi. Ma è altrettanto vero che quella scelta avrebbe consentito di giungere ad una meccanica radicalmente diversa, più industrializzabile, di più agevole elaborazione. Ciò non significa che la meccanica Colt non sia affidabile ed elaborabile. Lo è, eccome.  Ma fonda la sua affidabilità di funzionamento su un aggiustaggio individuale dei revolver, accurato e costoso. Ne consegue che l’elaborazione deve essere preceduta da un approfondito esame dell’arma, che serva a capire perché quel certo revolver sia stato aggiustato in quel certo modo, e non in un altro. Nel caso della Colt, un Performance Centre  che parta da pezzi standard e li elabori per ottenere prestazioni accuratizzate e standardizzate, uguali su ogni revolver che esca dalle mani di un preparatore della Casa, non è pensabile. Ogni operaio aggiustatore è un Performance Centre autonomo, che può giungere a risultati straordinari, di assoluta eccellenza, ma non ad una prestazione standard. Tutto questo per via di quella caratteristica che a prima vista  può sembrare insignificante: la rotazione oraria del tamburo. Questo comporta che il movimento per azionare il blocco del tamburo deve essere trasferito dal lato sinistro a quello destro dell’arma, per mezzo di un pezzo di forma complessa che è il vero cuore della macchina, e che per l’appunto è quello da aggiustare individualmente.

Inoltre Colt vuole ottenere un blocco positivo del tamburo. Questo comporta che per lo stesso esistono due punti di bloccaggio e che il timing è delicato. Converrà spiegare il concetto. In quasi tutti i revolver, con poche e costose eccezioni (Maser, Webley-Fosbery), la rotazione del tamburo è ottenuta per mezzo di una stella a più bracci, normalmente sei, che è resa  solidale ad esso per mezzo di due spine o di una opportuna sagomatura delle parti. La stella è posta al centro dell’estrattore. Quando il grilletto viene premuto (doppia azione) o quando il cane viene armato (singola), il bocciolo impegna un dente di questa stella e lo spinge. Ciò obbliga il  cilindro a ruotare sul suo asse. Il tamburo, iniziata la rotazione, la continuerebbe per inerzia se non intervenisse un fermo che ne blocca il movimento in posizione opportuna, cioè quando una camera è allineata con la canna.

Il fermo è mosso dal pezzo che trasferisce il movimento dal lato sinistro a quello destro della meccanica, ed è attivo in posizione di cane abbattuto. Dunque perché il tamburo possa ruotare deve essere tolto di mezzo all’inizio della rotazione.  Ciò si ottiene, nel revolver Colt, all’inizio della pressione sul grilletto o dell’armamento del cane. In seguito, quando il tamburo è ruotato dell’opportuna frazione di giro, il fermo sfugge all’azione dell’elemento che lo aveva attivato e risale.  Per poter sfuggire, il fermo è rigido in senso verticale, ma elastico in senso trasversale. Complicato, vero? Agendo al momento opportuno il fermo potrà impedire che il tamburo prosegua la rotazione. Il blocco così ottenuto è approssimativo, e lascia al tamburo un po’ di movimento intorno al suo asse. Non sarebbe un problema: camera e canna si allineeranno al momento dello sparo per un principio fisico di cui abbiamo già parlato su un altro numero. Colt però vuole andare oltre. Infatti, se è vero che nel medesimo tempo la punta del bocciolo ha sopravanzato il  dente della stella, è anche vero che esso ha un piano inferiore che impegna il dente successivo. Il tamburo è quindi spinto dal piano inferiore del bocciolo mentre una delle unghiature ricavate sulla circonferenza è  premuta contro il dente d’arresto. In questo modo si realizza il blocco del cilindro.  Ovviamente il sistema è delicato. Per le caratteristiche del movimento Colt, il blocco non può essere ottenuto con anticipo sull’armamento completo del cane. Questo perché quando l’armamento è completo, il grilletto deve poter essere premuto ancora un po’ per ottenere lo sgancio del cane e la caduta del medesimo. Se il tamburo fosse già bloccato, tutto ciò non potrebbe avvenire, perché il bocciolo, spinto dal grilletto, forzerebbe contro un tamburo bloccato impedendo ogni movimento del grilletto e quindi lo sgancio del cane. Quindi il blocco dovrebbe realizzarsi subito dopo lo scatto, all’inizio della caduta del cane. Ovviamente ciò non lascia tolleranze a disposizione dell’aggiustatore. In compenso è possibile che il blocco avvenga in ritardo, quasi al termine della fase di caduta del cane, o che non avvenga per nulla nel caso che  il dente inferiore del bocciolo si sia consumato. A volte, armando il cane molto lentamente, si nota che quando esso è completamente armato il tamburo non ha ancora raggiunto la posizione di fermo totale. In sé il problema non ha soverchia importanza. Quando si usa il revolver, ci si guarda bene dall’armare il cane con estrema lentezza, e quindi il tamburo raggiunge il punto di fermo sullo slancio. Inoltre, come abbiamo già detto, l’allineamento avviene da sé al momento dello sparo. Però il proprietario dell’arma sa che essa non è tarata come previsto dal progetto, e questo dà fastidio. Acquistare un sistema che richiede aggiustaggi costosi ha senso solo se quel sistema funziona esattamente come si era voluto. Inoltre qualunque errore nell’aggiustaggio di pezzi coinvolti nel timing, per le sue caratteristiche, sarà un errore sistematico che si ripeterà sempre uguale su tutte le camere. C’è peraltro da dire che un aggiustaggio perfetto, a sua volta, sarà praticamente tale su tutte le camere. Teoricamente, è ovvio, non esiste la possibilità che un tamburo, per quanto accurato, sia esattamente diviso. Tuttavia l’errore è così modesto da essere irrilevante ad ogni fine pratico.

La delicatezza degli aggiustaggi può essere esemplificata con facilità se si pensa a come è assicurato alla sua sede il blocco del tamburo. Esso è trattenuto da una vite a tre diametri (testa, corpo e parte filettata), il cui corpo fa la funzione di distanziale mentre la testa larga impedisce al fermo di  uscire dalla sua sede. Questo vuol dire che la vite va stretta senza forza eccessiva, perché eventuali deformazioni della testa dovute ad una lieve spanatura del taglio possono bloccare il movimento del pezzo e rendere inservibile l’arma. Allo stesso modo il foro filettato non deve avere bave, anche minute, verso l’interno del fusto, perché ciò lascerebbe lasco il pezzo, con un timing approssimativo e incostante.

Il revolver che abbiamo esaminato, con l’aiuto dell’ormai ben noto Roberto Palamà che ha studiato e realizzato l’elaborazione, presentava uno scatto “grattante” ed un timing non del tutto soddisfacente. Un peccato, perché l’arma è dignitosamente finita e comunque il proprietario l’aveva acquistata con convinzione.